martedì 30 settembre 2014

La pesca alla fine della pesca - parte seconda






Settembre 2014
Con una solerzia tutta italiana il 9 settembre 2014 arriva in discussione alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati una proposta di legge presentata il 25 marzo 2013 dall’onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio, dal titolo: Interventi per il settore ittico. La proposta di legge prende lo spunto dalla consapevolezza che la filiera ittica vessa in crisi profonda, con l’occupazione in vistoso calo dal 2002 e, nella sua introduzione, attribuisce le ragioni di tale crisi alle più svariate ragioni fuorché all'unica reale, cioè il depauperamento dello stock ittico a causa dell'eccessiva pressione di pesca mai normata nei decenni precedenti.
Alle 11,30 del 9 settembre in Commissione Agricoltura inizia l’audizione degli “esperti”, ovvero: Alleanza delle Cooperative (Agci Agrital-Pesca, Federcoopesca e Lega Pesca); Associazione Marinerie d'Italia e d'Europa; Associazione nazionale autonoma piccoli imprenditori della pesca (Anapi Pesca); Associazione piscicoltori italiani (Api); Federpesca; Impresa pesca-Coldiretti; UeCoop; Unicoop Pesca.
Vorrei innanzitutto sottolineare che maggior parte di questi signori, definiti “esperti” dalla Commissione Agricoltura ed auditi come tali, sono i rappresentanti dei predoni del mare che hanno saccheggiato il Mediterraneo negli ultimi cinque lustri, coloro i quali si sono opposti per anni ad un aumento delle misure minime del pescato, ad un aumento della misura minima delle maglie delle reti, ad una moratoria delle tecniche non selettive, alla presenza di un georadar sui pescherecci per monitorare le aree di pesca e hanno chiesto ed ottenuto deroghe alle moratorie europee come, per esempio, la pesca-strage del bianchetto.

In altre parole è come se chiedessimo ad un branco di pedofili un'opinione vincolante in merito ad una legge contro la pedofilia!

Ma ritorniamo all'autore di questa infausta proposta di legge, il nostro caro onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio; costui è un politicante di carriera, classe 1956, laureato in scienze politiche, confluito nel PD attraverso un'iperbole che spazia dalla allora Democrazia Cristiana, passando per il Partito Popolare Italiano, l'Ulivo e la Margherita. Di lui le cronache hanno parlato (a dire il vero molto poco) in quanto imputato in uno dei processi sullo scandalo del patrimonio scomparso della Democrazia Cristiana, accusato con altre 14 persone per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale aggravata e, lo scorso 27 novembre, per aver presentato un Decreto Legge sulla cannabis identico nel titolo e nella sostanza ad un'altro DDL presentato, però, il 12 novembre dall'onorevole Zaccagnini ..... evidentemente entrambi si rivolgevano allo stesso laureando che gli scriveva i testi dei DDL ..... insomma, siamo di fronte ad un vero politico di razza ...... italiana!
Come ho già affermato prima, l'analisi introduttiva alla proposta di legge "Interventi nel settore ittico" di Oliviero non cita in alcun modo il depauperamento del mediterraneo, ma pone le ragioni della crisi del comparto in seno alla maggior crisi economica internazionale, all'innalzamento dei costi di produzione, alla frammentazione della filiera ittica, alla rete distributiva, alla polverizzazione dei punti di sbarco e bla bla bla bla! Insomma un mucchio di cazzate che nemmeno un bambino delle elementari avrebbe il coraggio di scrivere, perchè sarebbe palese il fatto che il settore è in crisi in quanto non c'è più pesce nei nostri mari.
Ma la misura viene colmata quando, affrontando l'articolo 24, si parla di una tassa a carico dei pescatori sportivi (un permesso di pesca rilasciato a titolo oneroso) destinata a sostenere le spese di funzionamento delle associazioni delle cooperative di pesca professionale.
In parole povere le spese dei vari consigli di amministrazione di questi enti che tutelano i pescatori professionisti ed i progetti (quasi sempre inutili e fallimentari come, per esempio, il turismo di pesca) delle stesse associazioni!

Se non vi si è ancora spappolato il fegato potrete notare che:

a) il parlamentare in questione è il classico pappone della politica italiana,

b) la proposta di legge non è suffragata da alcuna analisi scientifica,

c) la sostanza del decreto legge è quella di applicare un nuovo balzello,

d) detto balzello è finalizzato a sostenere gli inutili ruoli istituzionali (le cadreghe) a piramide della casta,

e) siamo un paese di merda!

Eppure i dati scientifici ci sono e non devono nemmeno essere commissionati all'esperto di turno vicino al partito, perchè si trovano già in rete e sono di pubblico dominio.
Vorrei giusto citare un paio di ricerche scientifiche che di recente si sono occupate del vertice della catena alimentare mediterranea e che sono di facile reperibilità sulla rete:

- “Elasmobranchs of the Mediterranean and Black Sea: Status, Ecology and Biology”; è stato condotto dalla Commissione Generale della Pesca per il Mediterraneo, uno dei diversi organismi regionali della FAO che lavora nel settore pesca. Lo studio ha scoperto che le specie di pesci cartilaginei (Elasmobranchi), come gli squali e le razze, "sono di gran lunga il gruppo di pesci marini più a rischio d'estinzione nel Mediterraneo e nel Mar Nero, dove si è a conoscenza di 85 specie.  Delle 71 specie stimate nel Mar Mediterraneo nel 2007, 30 di esse (vale a dire il 42%) sono oggi state definite sotto minaccia, tra queste il 13 % “in condizioni critiche di estinzione”,  l'11% “a rischio” ed il 13% “vulnerabili”.  Le loro caratteristiche biologiche tra cui il basso tasso di fecondità, una maturità tardiva e la crescita lenta li rendono più vulnerabili rispetto ai pesci con le lische, poiché i loro tassi di rigenerazione sono più lenti.

- “Il declino degli squali nel Mediterraneo: il sunto di una nuova analisi scientifica”; è stato condotto nel 2008 da Francesco Ferretti, finanziato in parte dal Lenfest Ocean Program e pubblicato dalla rivista scientifica Conservation Biology. Ci spiega che gli squali del Mediterraneo stanno scomparendo: in due secoli la loro presenza si è ridotta del 97%, raggiungendo praticamente “livelli funzionalmente estinti” con gravi conseguenze sul tutto il bacino che, perdendo i predatori in cima alla catena alimentare, entra in corto circuito.

Ma la casta dei papponi cosa fa? Elegge i papponi sottoposto al rango di esperti, i quali, a loro volta, recuperano qua e là qualche studio di settore incompleto e non aggiornato, magari redatto da laureati al Cepu o in qualche università fantasma in Albania, ma vicini al partito (studio di settore ovviamente pagato a spese dei contribuenti) così che il pappone parlamentare possa proporre un nuovo balzello a sostegno della casta stessa. Davvero un ottimo tempismo se consideriamo che un recente censimento del WWF Italia parla di circa due milioni di pescatori sportivi in acque salate!

Per inciso vorrei farvi notare un piccolo particolare in seno al "profondo" concetto dell'aumento della tassazione insito nella inetta categoria dei politicanti italiani: quando nel 2010 il governo Monti aumentò più volte le accise sui carburanti, i consumi calarono così tanto che il gettito complessivo derivante della tassazione calò anziché aumentare. Alla fine la benzina costa più cara, lo Stato guadagna meno ed un incapace come Monti gode dei privilegi economici da ex Presidente del Consiglio. Gli esempi di questa cieca e bieca politica applicata da destra e sinistra sarebbero infiniti, ma preferisco limitarmi a questo esempio.

Vorrei precisare, inoltre, che personalmente non sono contrario ad una Licenza di Pesca in Mare a titolo oneroso, ma a condizione che i proventi possano finanziare uno studio scientifico competente sullo stato del mare e sancire nuove norme, in linea con quelle dei paesi più evoluti, ovvero:

1- aumento delle misure minime di prelievo di ciascuna specie, dettate in relazione alla loro maturità riproduttiva e non inferiori ad un doppio ciclo riproduttivo,

2- identificazione dei periodi di divieto del prelievo a seconda dei cicli riproduttivi di ogni singola specie, 

3- istituzione di misure massime di non prelievo per ciascuna specie (pesci riproduttori), 

4- identificazione di aree di riproduzione protette e non soggette ad alcun tipo di prelievo ittico, 

5- controllo geolocalizzato delle marinerie pescherecce di qualsiasi tonnellaggio,

6- istituzione di un corpo di controllo autonomo, magari sotto l'egida del Corpo Forestale, che batta continuamente sia il territorio costiero, che i rientri in porto per far applicare rigidamente le nuove normative.

Bene, a questo punto dagli esempi del 2006 e del 2014 che cosa ne possiamo dedurre? Nella politica italiana, a livello locale come a livello nazionale, non contano le capacità individuali e le competenze specifiche per assurgere a ruolo di legislatore e chi occupa questo ruolo, nella maggior parte dei casi, è un incapace, perché privo di propria competenza e privo persino della possibilità di accedere a detta competenza, in quanto vincolato al tributo elettorale.
Provate ad applicare questa semplice equazione al di fuori della pesca sportiva e vedrete che i risultati finali non cambiano in nessun settore pubblico gestito dalla politica.

In attesa di doverci preparare ad una eventuale battaglia contro questa truffa, la prossima volta che  andrete a votare ricordatevi delle parole di Jerry Rubin:

“Non fidatevi mai di (UN POLITICO ITALIANO) che abbia più di trentacinque anni”







1 commento:

  1. Come non condividere? Io ho aderito all'iniziativa della FIPSAS inviando la mia protesta firmata alle varie "autorità" competenti... ma dubito che qualche email li possa fermare.

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